Bonus nido: novità dal 2026 in Emilia-Romagna

Il Bonus nido è da anni uno degli strumenti principali di sostegno alle famiglie con figli da 0 a 3 anni. Nato per alleggerire i costi delle rette degli asili nido pubblici e privati autorizzati, nel tempo si è evoluto fino a includere nuove tipologie di servizi e modalità di fruizione. Con la legge 95/2025, l’INPS ha recepito – tramite la circolare del 5 settembre 2025 – importanti novità che entreranno a pieno regime dal 1° gennaio 2026.

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Un sostegno in evoluzione per le famiglie

Il Bonus nido è da anni uno degli strumenti principali di sostegno alle famiglie con figli da 0 a 3 anni. Nato per alleggerire i costi delle rette degli asili nido pubblici e privati autorizzati, nel tempo si è evoluto fino a includere nuove tipologie di servizi e modalità di fruizione. Con la legge 95/2025, l’INPS ha recepito – tramite la circolare del 5 settembre 2025 – importanti novità che entreranno a pieno regime dal 1° gennaio 2026.

Questi cambiamenti rispondono a una duplice esigenza: da un lato garantire alle famiglie maggiore stabilità e continuità nell’accesso al beneficio, dall’altro riconoscere la varietà di servizi educativi per la prima infanzia che oggi affiancano i nidi tradizionali.

Estensione del contributo a nuovi servizi per l’infanzia

Una delle modifiche più significative riguarda l’ampliamento dell’ambito di applicazione del Bonus. Non più solo asili nido, ma anche altri servizi che concorrono alla cura e all’educazione dei bambini. In particolare:

  • Nidi e micronidi: strutture che accolgono bambine e bambini da 3 a 36 mesi, favorendo cura, educazione, socializzazione e sviluppo dell’autonomia. Garantiscono pasti e momenti di riposo, e operano in continuità con la scuola dell’infanzia.
  • Sezioni primavera: rivolte a bambini dai 24 ai 36 mesi, rappresentano un ponte tra nido e scuola dell’infanzia. Aggregandosi a scuole statali o paritarie o inserendosi nei Poli per l’infanzia, accompagnano i più piccoli con modalità educative e didattiche adeguate alla loro età.
  • Servizi integrativi: spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi domiciliari. Offrono risposte flessibili ai bisogni dei genitori, integrando la rete educativa tradizionale.

C’è tuttavia una limitazione importante: il Bonus non copre la frequenza di centri per bambini e famiglie quando questi prevedono la presenza di un adulto accompagnatore insieme al bambino nei primi mesi di vita.

Questa apertura rappresenta un passo avanti verso il riconoscimento delle molteplici forme di educazione 0-3 anni, spesso decisive per le famiglie che non trovano posto al nido o che necessitano di soluzioni più adattabili.

La durata pluriennale della domanda

Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore un’altra novità sostanziale: le domande accolte avranno validità pluriennale, producendo effetti fino al mese di agosto dell’anno in cui il bambino compie tre anni.

Ciò significa che:

  • nel primo anno il genitore deve presentare la domanda completa;
  • negli anni successivi è sufficiente accedere al portale INPS e prenotare le risorse finanziarie per il nuovo anno, senza dover ripresentare tutta la documentazione.

Per i pagamenti:

  • al Bonus asilo nido va sempre allegata la ricevuta di almeno una retta;
  • per i nidi pubblici con rette posticipate basta l’iscrizione o l’inserimento in graduatoria;
  • per il contributo in caso di assistenza presso l’abitazione (necessaria in presenza di gravi patologie croniche che impediscono la frequenza) è richiesto un certificato del pediatra.

Questa semplificazione riduce la burocrazia e garantisce una maggiore continuità alle famiglie.

L’Emilia-Romagna: tra bonus nazionale e politiche regionali

L’Emilia-Romagna si distingue da anni per l’attenzione alle politiche per l’infanzia. Accanto al Bonus nido nazionale, la Regione ha messo in campo un proprio programma strutturato di riduzione delle rette, conosciuto come “Al nido con la Regione”.

Le caratteristiche principali delle misure regionali

  • Contributi economici destinati ai Comuni e alle Unioni dei Comuni, finalizzati ad abbattere o azzerare le rette per i nidi d’infanzia.
  • Soglie ISEE differenziate: nei Comuni non montani la riduzione riguarda famiglie con ISEE fino a 26.000 €, mentre nelle aree montane e interne la soglia si amplia a 40.000 €.
  • Possibilità di azzeramento totale della retta per alcune famiglie, grazie ai finanziamenti regionali che nel 2025 hanno superato i 44 milioni di euro.

Queste misure si applicano d’ufficio ai residenti, una volta presentata la certificazione ISEE, evitando così la necessità di una domanda separata.

L’interazione tra misure nazionali e regionali

La combinazione di Bonus nazionale e sostegno regionale permette alle famiglie emiliano-romagnole di ridurre in maniera significativa il peso economico della frequenza al nido. In molti casi, soprattutto nelle aree montane e per le famiglie con redditi medio-bassi, si arriva a una copertura pressoché totale delle rette.

Va però considerato che:

  • il Bonus nazionale è accessibile a tutte le famiglie italiane, mentre le misure regionali dipendono dalla residenza e dall’adesione del Comune ai bandi regionali;
  • le soglie ISEE non sempre coincidono, per cui occorre verificare caso per caso l’effettiva cumulabilità dei benefici.

Opportunità e sfide per le famiglie

Le novità introdotte dalla legge 95/2025, unite alle misure regionali, aprono prospettive positive:

  • maggiore stabilità grazie alla durata pluriennale della domanda;
  • maggiore inclusività con l’estensione del contributo a diverse tipologie di servizi educativi;
  • maggiore equità con l’integrazione dei sostegni regionali, che tengono conto delle differenze territoriali e delle fasce ISEE.

Restano però alcune sfide: la disponibilità dei posti nei nidi, la capacità dei Comuni di aderire e gestire i fondi regionali, e la necessità di garantire tempi rapidi per i rimborsi INPS.

Conclusione

Il Bonus nido 2026 segna una svolta importante nelle politiche per la prima infanzia: più ampio, più duraturo, più flessibile. In Emilia-Romagna, dove le famiglie possono già contare su consistenti interventi regionali per l’abbattimento delle rette, questa misura si inserisce in un quadro virtuoso che punta a garantire un accesso sempre più universale ai servizi educativi 0-3 anni.

Per i genitori, la parola d’ordine diventa integrazione: sfruttare insieme i benefici nazionali e quelli regionali per ridurre al minimo i costi e garantire ai propri figli un percorso educativo di qualità fin dai primi anni di vita.

Agnese Onofri, Volontaria del Servizio Civile Universale