Che cos’è la telemedicina?
La telemedicina, oltre ad essere estremamente utile, è anche molto promettente per pazienti giovani, che hanno poco tempo a disposizione ma familiarità con la tecnologia, e nel raggiungere in particolare i pazienti cronici, affetti ad esempio da malattie cardiache o diabete: in Emilia-Romagna si tratta del 46% dei cittadini con più di 14 anni, numeri destinati a crescere con l’invecchiamento complessivo della popolazione. Le visite o i controlli clinici di routine possono essere svolti a distanza con ottimi risultati, coinvolgendo fino a 1,2 milioni di persone.
Quali sono, in pratica, le attività che verranno svolte?
I servizi di telemedicina sono la televisita, il teleconsulto, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza e il telemonitoraggio. L’obiettivo regionale per il telemonitoraggio è quello di garantire la presa in carico di circa 12mila pazienti ad elevata complessità e fabbisogno assistenziale.
Si tratta di poche e semplici azioni:
- prendi lo smartphone, lo specialista che ti segue legge gli esami che hai eseguito e modifica o conferma la terapia che stai assumendo.
- Se serve, accendi la telecamera, ti misuri la pressione, la glicemia nel sangue o altri valori e invii i dati al medico, che in tempo reale verifica le tue condizioni di salute.
La Regione Emilia-Romagna continua a investire su questa tipologia di servizi, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire sul territorio 20mila postazioni informatiche dedicate a questi servizi.
Il progetto rientra tra gli interventi attuativi degli obiettivi del PNRR (Missione 6, Salute) e del Piano complementare; la Regione avrà un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività.
La telemedicina distribuita sul territorio
Il modello regionale prevede la distribuzione di 5.000 postazioni nelle Case di comunità, in particolare negli ambulatori specialistici, infermieristici, di sanità pubblica, nei consultori familiari, nelle pediatrie di comunità, negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, negli spazi dedicati ai pazienti. 100 postazioni saranno dedicate alle centrali operative territoriali, altre 100 alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica). 1.000 postazioni saranno a disposizione dell’assistenza domiciliare integrata, 300 della rete delle cure palliative, altre 2.500 per gli ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fuori dalle case di comunità, 8.000 per gli ambulatori ospedalieri e poliambulatori. Le ultime 3.000 postazioni saranno assegnate ad altre strutture territoriali. Naturalmente per usufruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, anche con il coinvolgimento del caregiver quando necessario: deve cioè sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture saranno coinvolte, quali informazioni trattate.
Il cronoprogramma
Le Regioni devono attendere il decreto ministeriale, secondo il quale le risorse saranno distribuite sia sulla base dei fabbisogni e degli obiettivi espressi dai piani di telemedicina regionali, sia tenendo conto del progetto regionale di telemedicina appena redatto. L’obiettivo è quello di acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per poter attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.