Cos’è la disattivazione
La disattivazione è l’operazione necessaria per sospendere la fornitura attraverso la chiusura del relativo contatore, anche con l’apposizione di sigilli, o con la rimozione del contatore stesso.
La fornitura può essere disattivata su richiesta dal cliente oppure può avvenire per morosità; può inoltre essere disposta, anche senza preavviso, per cause oggettive di pericolo o per accertato furto di energia, compresa la riattivazione non autorizzata della fornitura sospesa per morosità.
Come si richiede la disattivazione?
La disattivazione della fornitura va richiesta al proprio venditore, utilizzando i canali e secondo le modalità indicate dal venditore stesso. Per sciogliere anche il contratto di fornitura è necessario inviare al venditore il recesso, con un preavviso che non può essere superiore a un mese.
Quanto tempo occorre per la disattivazione?
Il venditore che riceve una richiesta di disattivazione deve trasmetterla entro due giorni lavorativi al distributore che, a sua volta, deve disattivare la fornitura entro cinque giorni lavorativi dalla data in cui ha ricevuto la richiesta.
Quanto costa disattivare la fornitura?
Il costo della pratica dipende da quanto previsto nei singoli contratti. I clienti serviti in maggior tutela devono pagare al proprio venditore un contributo di 23 euro per oneri amministrativi.
Sono previsti indennizzi in caso di ritardi nella disattivazione?
Sì; se per cause imputabili al distributore la disattivazione avviene oltre il tempo massimo previsto, il cliente domestico in bassa tensione deve ricevere un indennizzo automatico di 35 euro. L’importo è raddoppiato se il ritardo supera il doppio del tempo previsto, ed è triplicato se il ritardo supera il triplo del tempo previsto.